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Relazione introduttiva

Una frase comune che ho sentito sempre ripetere da mio padre “il lavoro nobilita l’’uomo” , ma mio cugino Nemesio che con lavoro aveva poca  dimestichezza,  anzi lo evitava,  aggiungeva:  “e lo rende simile alle bestie”.  Una scenetta che si ripeteva immancabilmente ogni qual volta che in famiglia c’era da sistemare  l’impianto elettrico,  spostare mobili o tagliare l’erba in giardino.

Troppo spesso ci  dimentichiamo di chiederci cos’è il lavoro ?, cosa significa lavorare. Sta di fatto che il concetto lavoro per tutta la storia del pensiero umano ha rivestito ruoli fondamentali, aspetti sociali ed religiosi. Molte confessioni  si ispirano al concetto del lavoro.  I calvinisti sono considerati i fondatori del capitalismo in senso moderno, a causa della loro  dottrina sulla vocazione, sull’insistenza e  necessità di lavorare in modo duro e diligente, come pure la moderazione in ogni cosa ed il risparmio.  Una interpretazione del credo Calvinista dovuta a Max Weber, sociologo tedesco

C’è senza dubbio una certa misura di verità in questo (lavorare diligentemente, vivere in modo moderato e risparmiare, il tutto per la gloria di Dio, è indubbiamente una prospettiva biblica sul lavoro). L’insistenza però sul fatto che il calvinismo ponga troppo l’accento sulla proprietà privata, la pratica dell’interesse bancario e l’approccio razionale all’attività economica che conduce allo sfruttamento del lavoratore, mettendo così le basi per un capitalismo senz’anima, manca del tutto di evidenze storiche ed è ancora da comprovare. Alcuni hanno osservato come, di fatto, sono stati gli avversari del calvinismo a favorire e sviluppare il capitalismo.

 Ma non solo i Calvinisti anche nel cristianesimo si trovano aspetti della religiosità del lavoro. Il motto  “ora et labora” segnava le giornate nelle comunità religiose dal medioevo in poi.

Nel silenzio dei chiostri, migliaia di monaci hanno contribuito a costruire con il loro paziente lavoro l’Europa salvando opere d’arte, opere letterarie, dissodando regioni intere e contribuendo in modo determinante ad amalgamare la cultura greco-romana e quella dei nuovi popoli conquistatori. Alcuni ordini, come i Cistercensi, intesero il labora come curare direttamente i lavori agricoli e divennero, perciò, protagonisti delle bonifiche e della circolazione di una cultura agricola delle diverse parti dell’occidente europeo (ad esempio il diffondersi delle marcite); altri, come gli Umiliati, ad attività come la produzione dei panni di lana utilizzando anche, come fonte di energia, le ruote idrauliche con avvio di attività che possono essere considerate una anticipazione di quelle proto industriali.

La prima grande opera del pensiero contemporaneo la si deve ad Georg Wilhelm Friedrich Hegel considerato il rappresentante più significativo dell’idealismo tedesco.  Vissuto  a cavallo tra il 1700 e 1800, basa la  sua pubblicazione  “la fenomenologia dello spirito” sul concetto  del lavoro. Tutte le speculazioni filosofiche Hegeliane  nascono dal rapporto servo-padrone. Il padrone diventa tale in relazione ad un servo. Quest’ultimo è tale in quanto relazionato al primo. La storia è in divenire  solo quando i ruoli si invertono. La storia si realizza quando esiste un sovvertimento delle responsabilità. Il procedere dello spirito lo si crea solo quando si crea un movimento ed il movimento tra servo e padrone non è mai statico ma sempre in continua evoluzione. Cos’è che rende vero il rapporto tra servo e padrone se non il lavoro. Dal servizio che il servo da al padrone, ma soprattutto  dalla ribellione verso lo stesso lavoro che concede al servo di riscattarsi.

Per Hegel il concetto di lavoro è fondamentale in quanto si tratta di lavoro produttivo e da questo punto nasce il cammino della Storia.

Dal modo di  come si affronta la tematica del lavoro inteso  come dipendete o autonomo  nasce  il pensiero filosofico come superamento delle opposizioni.

Occorre quindi soffermarsi sul pensiero del lavoro di Hegel per comprendere i problemi del lavoro di oggi che sono molto più complessi.

Fondamentale è anche il pensiero di  Karl Marx seguace di Hegel,  considerato il padre del comunismo. La sua filosofia si innesca con la rivoluzione industriale della metà dell’ottocento quando il lavoro subisce una radicale trasformazione. Concetto espresso da Marx negli scritti filosofici giovanili,  e  nella sua opera  più conosciuta “il capitale “.

Nella veste di economista Marx vede la trasformazione del lavoro da artigianale  a operativo.  Cosa significa? Con l’avvento delle macchine  i mezzi di produzione  espropriano l’artigiano  del suo ingegno e della sua creatività e lo trasformano in una pedina del processo produttivo stesso: un operaio.

Da qui l’introduzione dell’alienazione del lavoratore che porterà subito dopo al taylorismo  dove l’operaio diventa un mezzo per produrre un qualcosa di cui molto spesso non conosce lo scopo e la funzione finale.

In definitiva la macchina industriale espropria l’uomo della sua creatività, lo inserisce nella catena di montaggio e l’uomo produrrà sempre una piccola parte di quello che sarà il prodotto finale.

Il senso del lavoro di un operaio  non è quello di realizzare un prodotto finito, ma una parte  infima di quello che sarà l’oggetto finale.

Per Marx questo rappresenta l’inizio  di una alienazione del rapporto tra servo e padrone analizzata da  Hegel.  Un  rapporto che crea una società divisa in classe, ed il conseguente  conflitto tra le classi inferiori e superiori.  Così come Hegel dice che la storia evolve dalla conflittualità tra servo e padrone per Marx si ha la storia solo quando si manifesta  il conflitto tra la classe dominante e quella sottomessa che si risolve con la rivoluzione.

Da più nasce il comunismo e la dittatura del proletariato.  Perche si elimina finalmente la lotta di classe e finalmente anche l’uomo si riappropria della suo spirito e della sua libertà.

Marx introduce anche il concetto di plusvalore oggi definito valore aggiunto.  Nella società preindustriale  l’artigiano il plus valore lo usa per soddisfare le sue esigenze di vita, nella società industriale il plusvalore  va ad accumularsi in maniera “isterica e nevrastenica” nel capitale.

La teoria di Marx nel 900 viene presa come modello di partenza dalla scuola di Francoforte con i loro massimi esponente Theodor Ludwig Wiesengrund-Adorno  inizio del 1900 che si distinse per una critica radicale alla società e al capitalismo avanzato e da Herbert Marcuse  che con la sua pubblicazione l’Uomo ad una dimensione” ispirò i  movimenti studenteschi del 1968.

Le teorie della scuola di Francoforte vengono sintetizzate nell’uomo ad una dimensione  concepito come un individuo espropriato dalla sua liberta e creatività costantemente represso in un meccanismo ipercapitalistico ed iperproduttivo che lo rende soltanto mezzo per la produzione di altri mezzi.  Per Marcuse l’uomo è diventato  un prodotto della catena industriale.  L’uomo diventa vittima e schiavo della sua produzione e alienando se stesso.

 

Manero

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