STORYTELLING E LEADERSHIP

Beirut 1983 Generale Franco Angioni Beirut 1983 Generale Franco Angioni

d i FRANCO ANGIONI, 

 

Leadership, strategia, organizzazione, sono discipline nate in ambito militare. Molti manager se ne sono dimenticati. Eppure i militari hanno ancora molto da insegnarci.

Tuttavia fino alla metà degli anni 90, il loro era considerato un modello organizzativo ‘superato’, distante anni luce da quello manageriale.

Ma dopo il 2001, dovendo gestire nuovi scenari di guerra, terrorismo in primis, e missioni di pace, la leadership militare è tornata a far parlare di sé; in alcuni casi dimostrandosi un modello di eccellenza organizzativa.

Oggi la leadership militare spicca per rettitudine ed efficienza, (specie se messa a confronto con le tante imprese indebolite da scandali, corruzione e politiche sconsiderate) e da questa realtà, ancora sana, avrebbero tanto da apprendere. Ben venga allora, sul palco, un militare della portata di Franco Angioni, a ricordare ai manager la perduta arte del comando. Pluridecorato generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano, Franco Angioni è noto per aver guidato nel 1982 la storica missione di pace in Libano. Esperto di strategia militare e di leadership, competenze dimostrate in contesti difficili e spesso in condizione di forte stress, oggi, a 82 anni, Angioni ricopre numerosi incarichi di prestigio.

 

La Leadership come è TRASFERIBILE NEL MONDO AZIENDALE?

 

La disciplina e il rispetto delle regole, anzitutto. se le regole non vanno bene si cambiamo, ma una volta stabilite vanno seguite senza indugio. poi la lealtà, un sentimento che richiede di essere sinceri con se stessi e con gli altri; dopotutto i militari sono sottoposti ad un giuramento che non è solo un rito, ma una promessa di fedeltà e lealtà. l’ordine, senza il quale viene meno anche l’organizzazione. preparazione, la quale comporta un costante aggiornamento. spirito di sacrificio, che si traduce in rinunce talvolta anche molto dure. Non  possiamo chiedere agli altri i sacrifici se non siamo noi i primi ad accoglierli, perciò esempio. ma anche cameratismo e coraggio, stando attenti a non degenerare in sfrontatezza. e ancora, la paura, un’emozione che può essere buona consigliera, e diventare un valore, quando ci impedisce di prendere decisioni avventate. infine serenità, per non essere precipitosi, e passione per tirar fuori le energie positive necessarie per dare il meglio di sé.

Cosa distingue l’autorevolezza dall’autorità?

L’autorità è uno status conferito dall’alto. l’autorevolezza è una qualità che non si eredita, non si acquisisce per rango o con il denaro: si conquista solo sul campo dimostrando il proprio valore. si può essere autoritari e non autorevoli. Il massimo della leadership è quando si possiedono entrambe le doti e le si usano opportunamente, a seconda delle circostanze. si diventa autorevoli anche con l’esercizio della disciplina, rispettando la gerarchia, con la ricerca dell’onestà intellettuale e materiale e la continua dedizione alla propria preparazione.

 

Cosa permette di rimanere lucidi e calmi in situazioni di stress?

 

Si rimane calmi solo se si è preparati. perciò non bisogna aspettare che la situazione critica si presenti. Bisogna anticiparla, allenandosi a gestire lo stress. La nostra migliore alleata rimane sempre e comunque la preparazione e lo studio per ridurre le variabili da gestire se sopraggiungono imprevisti.

 

Come gestiva sul campo i cambiamenti di strategia?

 

Ricordandomi sempre che la pianificazione di una strategia incide solo per il 50-70% sul risultato. questa convinzione mi ha portato a restare sempre all’erta durante una missione perché, per quanto possiamo aver programmato ogni dettaglio, c’è sempre la possibilità di un imprevisto che può mandare all’aria la strategia. perciò il mio consiglio è: rigore nel seguire la strategia prefissata, ma mantenere sempre nell’esecuzione quella flessibilità necessaria per fronteggiare ciò che la tua strategia non ha previsto.

 

Come gestire una squadra di collaboratori che non ci siamo scelti, ma con i quali dobbiamo comunque lavorare?

 

Non sempre si può avere la squadra che si desidera. quando il servizio di leva era obbligatorio, la truppa spesso era composta dallo ‘scarto’ dei ragazzi che dovevano adempiere al servizio di leva. Molti avevano fatto domanda nell’arma dei carabinieri o in marina, ma non erano stati scelti. Per gestire al meglio questo tipo di persone, l’unico modo è dare l’esempio, usare un linguaggio semplice e pratico, esprimere il carisma indispensabile per far crescere l’entusiasmo: tutti comportamenti di forte impatto che aiutano a raggiungere buoni risultati, anche se la squadra che ti hanno assegnato non è composta dai migliori individui. tu però, agendo con autorevolezza, puoi renderli migliori.

 

Quali sono i suoi punti di forza?

 

L’essere stato di esempio per i miei uomini. l’essermi dimostrato equo, perché con l’ingiustizia non si fa molta strada. infine, non aver mai favorito le persone solo per simpatia. anzi, aver avuto più pazienza e tolleranza proprio verso quelli con i quali

era più difficile rapportarsi.

 

Qual è uno dei principali rischi in cui può incorrere un leader nei momenti di forte pressione?

 

Esercitare un’azione di comando affrettata senza tenere troppo in considerazione lo stress che stanno provando i tuoi uomini. altro rischio, una volta che hai dato il comando devi sempre controllare come è stato eseguito; supportare il gruppo e aggiustare il tiro, quando serve. il comandante deve rimanere un costante punto di riferimento per i propri uomini. solo così gli puoi dare sicurezza.

 

Come motivarli nelle situazioni di rischio?

 

C’è un solo modo: essere onesti con se stessi e con loro. non imbrogliare. ammettere l’esistenza del pericolo, ma infondere coraggio. È questo il miglior consiglio che possa dare.

 

Qual è il suo rapporto con la paura?

 

La paura esiste e bisogna imparare a conviverci. ma, se ben gestita, può diventare una buona consigliera. Come militare è necessario cercare di contenerla, naturalmente, pur sapendo che non può mai essere del tutto eliminata. se devi rendere conto solo a te stesso, puoi anche sfidarla. Ma se guidi una squadra non puoi giocare con la pelle degli altri. Bisogna assolutamente evitare gesti di spavalderia e, al contempo, non umiliare chi fa i conti con la propria paura.

 

Di cosa si sente veramente orgoglioso?

 

Di  aver avuto la fortuna di poter scegliere il mestiere che più mi si confaceva. Quando ho deciso di intraprendere la carriera militare avevo sedici anni. La seconda guerra mondiale era appena finita e la prospettiva di arruolarsi sembrava la meno indicata.

Ricordo che durante la scuola ci avevano insegnato canzoni e poesie che facevano onore ai concittadini che si battevano al fronte per la patria.  Quando la guerra terminò, ricordo i reduci che tornavano: erano stanchi, smunti, dinoccolati, vestiti male, con lo sguardo perso. La gente cercava di rimuovere la visione di quella miseria, voleva dimenticare il passato. Quando vidi che insultavano questi poveri soldati che, fino a poco tempo prima venivano considerati degli eroi, allora ho deciso di stare dalla parte dei deboli. e mi sono arruolato.

 

maestridellavoro
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