Un vero e proprio Amarcord di felliniana memoria l’incontro con l’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni. L’occasione è stata la presentazione del libro di Giacomo Cirielllo “La mafia si può vincere” nell’abito del Piccolo Festival della Politica. Si è svolto in Villa Vitrone la prestigiosa location della Provincia di Caserta sede del Museo Dinamico della tecnologia A. Olivetti. Presenti le massime autorità istituzionali ed alcuni protagonisti di quella stagione, che dal 2008 e per qualche anno successivo ha visto, grazie al Ministro dell’epoca Maroni, in primo piano nella lotta alla Criminalità Organizzata, tra questi il procuratore Capo dott. Corrado Lembo, e l’ex presidente del Tribunale di Santa Maria C.V. Andrea Della Selva
A fare gli onori di casa Il presidente dell’ente provincia Giorgio Magliocca, mentre a guidare i numerosi visitatori che prima e dopo la manifestazione hanno visitato il Museo dinamico della tecnologia A. Olivetti è stato Mauro Nemesio Rossi.
A discuterne con l’autore del libro la dirigente scolastica del liceo Manzoni di Caserta Adele Vairo, l’ex prefetto Giuseppe Procaccini mentre a moderare i lavori è stato il giornalista Giancristiano Desiderio. Particolarmente apprezzo il reading del libro di Massimo Santoro che si è avvalso della recitazione degli studenti del liceo Manzoni di Caserta sempre in prima sulle problematiche casertane e nel sociale.
Giacomo Ciriello, già Capo della Segreteria del Viminale con Roberto Maroni ministro, nella sua pubblicazione ripercorre la storia della legislazione antimafia del IV governo Berlusconi, tra il 2008 e il 2011, riportando i dati e i risultati dell’azione condotta in quegli anni dall’esecutivo per sconfiggere Cosa Nostra. La ricostruzione dell’attività istituzionale segue un ordine cronologico, partendo dal primo Consiglio dei Ministri tenutosi a Napoli due settimane dopo il giuramento del Governo, che portò all’approvazione del pacchetto sicurezza, fino agli ultimi protocolli di legalità e agli arresti di superlatitanti nell’autunno 2011, il numero e il valore dei beni confiscati alla mafia, lo scioglimento degli Enti locali con infiltrazioni mafiose.
Un’analisi di quello che fu definito “il modello Caserta” venuto fuori dalla concertazione di tutte le forse dell’ordine e dalle prefetture di Napoli e Caserta e che per la sua efficacia ed efficienza fu esteso in tutto il territorio nazionale. Tra i protagonisti del tempo che determinarono il successo contro la camorra casalese e non solo vanno ricordati il prefetto di Caserta Ezio Monaco, il comandante provinciale dei Carabinieri oggi generale Camelo Burgio i questori diventati successivamente prefetti Carmelo Casabona e Guido Nicolò Longo. A ricordare i capo della polizia di allora il compianto Antonio Manganelli è stato proprio Roberto Maroni quando in un passaggio del suo intervento ha detto: “con due cognomi come Maroni e Manganelli non c’era scampo per la malavita organizzata,”